Pensando
al rapporto tra musica e silenzio
Ho da alcuni anni sperimentato e un poco compreso l’importanza
del silenzio; quello profondo, assoluto mi verrebbe da dire, ben sapendo
che non esiste, o quello “naturale” interrotto dai tarli del legno e dal
frusciare delle fronde degli alberi mosse dal vento.
Inizio ad "ascoltarlo" quando, nel 2002, mi trasferisco nel
centro storico di un paesino al confine tra liguria e piemonte.
Diversi anni prima avevo iniziato a notare, dapprima con stupore poi sempre più chiaramente, di essere maggiormente attratto ed emozionato dai brani immoti: statica rappresentazione di
spazi e profondità marine, l'epitomatico Schuberthiano Meeres Stille su testo di Goethe, o di spazi siderali, e mortiferi, riflessioni dell’anima e sordo rimuginare sulle proprie paure.
Ho sempre faticato con la musica minimale non la musica con dinamiche ridotte, con improvvise
aperture su lande timbriche sterminate, laddove l’aspetto ritmico viene nascosto
sotto la superficie di una musica timbricamente scintillante, musica quale rappresentazione di spazi
estesi in profondità.
Primavera 2011 : “Se la registrazione e
la riproduzione meccanica hanno aperto le porte del pluralismo musicale, la
riproduzione digitale l’ha esteso al punto da invertire la tendenza. Abbiamo
tutta la musica del mondo sul nostro iPod. Adesso il problema è “la musica degli
altri”, che dovrebbe incuriosirci molto: suonata nei bar e nei negozi prende un
aspetto coercitivo. L’iPod è l’oggetto che dobbiamo comprare per non rimanere
indifesi contro la musica semre più scadente usata per farci comprare roba: l’abbraccio
mortale del tardo capitalismo in forma sonora.
Rimane un alternativa radicale: una sorta di “grande
rifiuto” di obbedire all’oscura ingiunzione sociale che ci condanna ad una vita
di ascolto. Il silenzio. La parola suggerisce la tortura dell’isolamento
forzato o una morte sociale d’ispirazione monastica …
...Ma è stato John Cage a mostrare che “il silenzio non esiste” e che ascoltare l’assenza di suoni rivolti ad un ascoltatore era molto più profondo ed eroico … Oggi, in condizioni di relativa libertà, possiamo ascoltare 4’33” a casa o sul nostro iPod e il cambiamento di attenzione che richiede è l’esatto opposto dell’attuale infinita comunione con la musica...
...E se provassimo a non ascoltare nulla? Il silenzio è l’elemento del nostro mondo rumoroso che apprezziamo meno e che minacciamo di seppellire, brano dopo brano. Il silenzio è l’esperienza musicale più a rischio della nostra epoca. Aumentandolo potremmo scoprire cosa stiamo cercando di soffocare con tutta questa musica, cosa non abbiamo la forza di sentire.” *
...Ma è stato John Cage a mostrare che “il silenzio non esiste” e che ascoltare l’assenza di suoni rivolti ad un ascoltatore era molto più profondo ed eroico … Oggi, in condizioni di relativa libertà, possiamo ascoltare 4’33” a casa o sul nostro iPod e il cambiamento di attenzione che richiede è l’esatto opposto dell’attuale infinita comunione con la musica...
...E se provassimo a non ascoltare nulla? Il silenzio è l’elemento del nostro mondo rumoroso che apprezziamo meno e che minacciamo di seppellire, brano dopo brano. Il silenzio è l’esperienza musicale più a rischio della nostra epoca. Aumentandolo potremmo scoprire cosa stiamo cercando di soffocare con tutta questa musica, cosa non abbiamo la forza di sentire.” *
*Niki Savall, Wall Of
Sound, n+1 come tradotto sul n. del 22/28 aprile 2011 di Internazionale (n.
894 anno 18)
Ascolti:
- Franz Schubert, Meeres Stille (su testo di J. Goethe) nell’edizione Deutche Grammophon. Dietrich Fische-Dieskau (bar), Gerald Moore (p)
- John Cage, 4’33’’
- Gil Evans, Barbara Song (Kurt Weill, Bertold Brecht) - dall’album The Individualism Of Gil Evans, Verve, 1963-64