2012-10-04

Il Fido Maestro e l’apprezzamento della musica




“Egli (l’Apprezzatore) non può sopportare l’esigenza
di verità della cosa, e quindi non può nemmeno
assumere un atteggiamento critico: l’opera d’arte
viene inghiottita come un articolo di marca”[1]


Nel 1963 l’editore S. Fischer Verlag di Francoforte pubblica una nuova raccolta di saggi adorniani Der Getreute Korrepetitor. Lehrschriften zur musikalischen praxis.
Testo ineluttabile, anticipatore, ricco di stimoli e spunti a cui possiamo tornare ancor oggi con grande diletto, alfine rinfrancati.
Il saggio d’apertura, l’Apprezzamento della musica, è una sarcastica e lucidissima critica alla statunitense Music Appreciation (Hour) e una messa a nudo, spietata, del pedagosimo a buon mercato che la caratterizzava (la caratterizza?). Qui troviamo, oltre alla feroce critica alla pedagogia musicale d’allora, americana poi europea, diversi assunti che credo possano essere di utile spunto e stimolo per chi si occupa dello scrivere di musica.
La recensione di un disco (di un concerto) può avere una funzione pedagogica di orientamento e contributo alla formazione dell’ascoltatore?
Recensire è criticare, compiere delle scelte ed esprimere un giudizio di valore fondato, per quanto singolare possa essere, del quale assumersi la paternità e la responsabilità. Ecco perchè qui scrivo in prima persona e continuerò a farlo, non avrò così la presunzione che le mie considerazioni o giudizi possano essere generalmente condivise.
Adorno disseziona ed analizza puntualmente il significato del termine apprezzamento (nelle due lingue a lui più vicine) “… (apprezzare significa) voler dire bene di qualcosa per la cui bontà non si vuole personalmente garantire del tutto, preferendosi usurpare un punto di vista che stia al di sopra del problema qualitativo, un punto di vista che permetta di prender parte al coro delle lodi senza però perdere la parvenza di uno che ha il gusto difficile”. Il problema qualitativo! Il problema qualitativo!
Già…ce l’eravamo quasi scordato. Qui sta uno dei nodi cruciali: tentare con i propri mezzi e risorse, e con l’aiuto insostituibile delle “persone di buona volontà”, di indagare e portare alla luce le qualità della musica (o le non qualità). Compito ostico ai limiti delle possibilità umane, non supportato peraltro dal linguaggio verbale, sovente fallace, sempre ambiguo; compito ambiziosissimo poi ma talmente nodale e gratificante che anche il solo tentativo, se condotto con onestà intellettuale, può essere così soddisfacente da dare i brividi.
“La conoscenza di fatti secondari, di dettagli biografici, di eventi storici e di associazioni esteriori è scambiata con l’oggetto e il suo contenuto. Il commentatore così facendo sottintende il punto di vista del consumatore come se fosse automaticamente quello valido e lo conferma…” quando sarà che non dovremo più leggere recensioni che si limitano a quei “fatti secondari, dettagli biografici, eventi storici e associazioni esteriori…”?
Analisi lucidissima che seppur riferita alla “music apppreciation” è traslabile, senza grandi sforzi ed aggiustamenti, alla critica musicale non esclusa quella jazzistica. 
continua...



[1] Theodore W. Adorno , Il fido maestro sostituto, Milano, 1969 (Einaudi). (Trad. It di Der Getreute Korrepetitor. Lehrschriften zurmusikalischen praxis, Frankfurt Am Main, 1963 S. Fischer Verlag)

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