LYM
inizia oggi, sul filo di dicembre, la collaborazione con Gianni Montano; critico musicale, musicofilo appassionato e prima di tutto amico
sincero. Lo ringrazio per questo regalo e per tutti gli altri che avrà
il tempo e la voglia di elargirci. Ci racconta qui, con la competenza,
l'arguzia e la sottile ironia che lo contraddistinguono, di come
dicembre sia, tra l'altro, stagione di classifiche in musica.
Classifiche nelle quali è direttamente coinvolto, ma dalle quali riesce
anche prendere un olimpica distanza che grandemente apprezziamo
Grazie ancora Gianni alla prossima.
Tempo di classifiche (In jazz) - re-post
Dicembre è il mese delle
classifiche. Fra pochi giorni sarà online Musica & Dischi con due
graduatorie distinte. Una è riservata ai cd pubblicati in Italia, l'altra agli
album di etichetta straniera. Quasi mai il vincitore su Musica & Dischi ha
ottenuto uguale risultato nel referendum più importante del settore, quello di
Musica jazz, la decana delle riviste italiane del ramo. Così, per provarci,
azzardo qualche pronostico. Teniamo conto che a votare sono non più di 15 giornalisti
italiani, pur fra i più autorevoli. C'è parecchia parcellizzazione nelle
preferenze, di solito. Potrebbe vincere Rava con il suo “On the dance floor” (
ECM), dedicato alle hit di Michael Jakson,
fra le pubblicazioni straniere, mentre per le case discografiche
italiane potrebbero farcela Mauro Ottolini con il suo brillantissimo “Bix
factor”, dove il dixieland incontra il sound di oggi, oppure “Seven” della
gloriosa accoppiata, padre e figlio, Dino e Franco Piana, attorniati da una all
stars nostrana di tutto rispetto.
Lasciamo una consultazione di
nicchia per dedicarci al top jazz, creatura di Arrigo Polillo, storico
direttore del mensile Musica jazz, ripensato e nazionalizzato sotto la gestione
di Filippo Bianchi, che ritorna alla formula originaria per opera del nuovo
responsabile, Luca Conti. Qui i chiamati ad esprimersi sono molti di più, oltre
i cinquanta e il verdetto appare più agevole, si fa per dire, da prevedere.
Cominciamo dal musicista
dell'anno. Enrico Rava ha suonato un po' dappertutto con i suoi tre progetti (
il quintetto Tribe, il tributo a Michael Jakson e il duo con Bollani),
ottenendo ovunque resoconti più che positivi. E' in gran forma, malgrado i 73
anni suonati ( è il caso di scriverlo). Sprizza idee ed energia da tutti i
pori. Dovrebbe vincere per distacco. Per il podio lotteranno lo stesso Bollani,
e gli “ovunquesuonanti” Fabrizio Bosso e Francesco Bearzatti, solisti di
livello internazionale.
Fra i gruppi sarà battaglia
ancora fra “Tribe” di Enrico Rava, il “Tinissima quartet” di Bearzatti e
Falzone che ha girato per l'Italia e non solo con “Monk and roll”, progetto
che sfocerà in un disco già pronto da
tempo, ma non ancora edito. Terzo incomodo il quartetto di Franco D'Andrea, un
nome sicuro.
Negli album lo stesso D'Andrea potrebbe
sbaragliare tutti con il doppio cd “Traditions and clusters”, dove figurano i
suoi fedelissimi accanto a Ottolini, D'Agaro e Bennink, di “El gallo rojo”, un
collettivo di musicisti intelligenti e pronti a spaccare il jazz per andare,
anche, altrove. Non trascurerei, però, “E(X)stinzione”, per la sua valenza
sociale, poetica, ma soprattutto musicale con l'Enten eller orchestra, fra
archi, solisti ospiti prestigiosi come Schiaffini e Actis Dato e arrangiamenti
ben curati da Alberto Mandarini. Il terzo incomodo può risultare anche qui “Bix
factor”, di cui si è già detto, ma anche “Seven” ha le sue brave chances.
Non dovrebbe sfuggire a Mattia
Cigalini la palma come nuovo talento. Tutti parlano bene di questo ragazzo come
sassofonista, ma non bisogna dimenticare le sue doti di compositore. Gli
ousider sono Marta Raviglia, una cantante modernissima, fra contemporaneo, folk
e jazz d'avanguardia e il pianista e trombettista Dino Rubino, che compare in
diversi cd e ogni volta se ne lodano le caratteristiche. Quarto incomodo è un
altro tastierista, Claudio Filippini, anche lui in evidenza in diverse
compagnie.
Sul fronte internazionale non ci
sono dubbi. Le uscite discografiche più attese e osannate sono l'ECM “Snake
oil” di Tim Berne e “Tomorrow sunny/the reverly” di Henry Threadgill. Il
debutto per l'etichetta tedesca del quartetto di Tim Berne riporta in alto il
sassofonista, dopo una flessione, pur minima, degli ultimi anni. Threadgill
comanda, invece, un gruppo “Zooid” coeso e in linea con le sue teorie e idee da
parecchio tempo. Potrebbe trionfare Berne, perchè è stato più ascoltato e
pubblicizzato. Threadgill sarà, comunque, sul podio. Fra gli altri dischi
usciti quest'anno il quadruplo di Wadada “Teen freedom summers” non potrà
ambire a molto. Quanti lo hanno sentito? D'accordo Dalla Bona su MJ ha usato il
vocabolo “capolavoro”, per descrivere la fatica di Leo Smith, ma resta la
scarsa esposizione mediatica a nuocere all'ultimo box del trombettista. Più
facile che si piazzi bene Mary Halvorson con “Bending bridges”, ottimo cd del
suo quintetto. La sorpresa o la conferma potrebbe arrivare da “Accelerando” di
Vijay iyer, disco non trascendentale ma che ha occupato le copertine dei
settimanali specializzati. Eppoi c'è l'effetto alone. ViJay Iyer ha trionfato nel
referendum di “Down Beat”, creando un consenso generalizzato di rimando. Anche
David S.Ware ( recentemente scomparso) con “ Live at saafelden” ha delle
possibilità, cosiccome i grossi nomi dell'ECM, Surman con “Saltash bells” o
Louis Sclavis con l'Atlas trio. Non dimentichiamo il postumo di EST “301” di
cui parecchi hanno scritto e positivamente.
Si candida a musicista dell'anno
ancora Rollins, come ultimo sopravvissuto di un jazz senza tempo.
Berne e Threadgill dovrebbero
figurare anche in questa classifica, come ViJay Iyer e Keith Jarrett. Non
dimentichiamo Rob Mazurek, grazie alla sua iper produzione e
presenzialismo e John Zorn, idem come
sopra, che si è imposto, però, con il bel “Rimbaud”, un cd che lo riscatta dopo
molte prove interlocutorie. Anche Braxton sarà nei primi dieci, in virtù della
tournèe italiana di ottobre.
Il quartetto di Wayne Shorter
dovrebbe mettere tutti d'accordo per la formazione dell'anno. Il sassofonista
sente il peso degli anni, ma è trascinato da intraprendenti e ferratissimi
partners con Jorge Rossy che ha preso temporaneamente il posto di Brian Blade
alla batteria. Subito dietro lo “Standards trio” di Keith Jarrett in giro
quest'estate nel nostro paese e ancora “Zooid” di Threadgill. Dovrebbe
comparire anche il trio di Ahmad Jamal, osannato per le sue esibizioni
primaverili e per il cd “Blue moon”, dovunque accolto da giudizi positivi.
Fra i nuovi talenti Mary
Halvorson raccoglierà voti dagli avanguardisti, Hiromi ( comunque una grande
pianista) dai meno “arrischianti”. Dovrebbero contendersi i primi due posti.
Outsider possono considerarsi la cantante della “ACT” You sun nah e Angelica
Sanchez, tastierista di Leo Smith e Rob Mazurek, oltre che titolare di un
proprio quintetto.
Resta da discutere sull'utilità e
sull'attendibilità di queste classifiche. A livello assoluto non servono a un granchè. Non sono neppure troppo
attendibili, se pensiamo, ad esempio, che alcuni musicisti di valore non hanno
conseguito risultati importanti, a scapito di altri meno dotati. Un caso per
tutti, in ambito italiano: la vittoria di Pietro Condorelli come nuovo talento
davanti al ben più capace Umberto Petrin. Prendiamolo come un grande gioco,
come una miccia adatta ad innescare dibattiti e discussioni o vere e proprie
querelles. E noi “malati” di jazz viviamo o ci curiamo anche con questo....
Gianni Montano
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